Premio “Il Centenario”, 2019, Primo Premio Pittura
Premio “I Protagonisti” Regione Piemonte, 2019
Medaglione Centro Culturale Società e Sviluppo, 2019
Premio “Il Centenario” 2018, Diploma in pittura con encomio
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Premio “Il Centenario”, 2019, Primo Premio Pittura
Premio “I Protagonisti” Regione Piemonte, 2019
Medaglione Centro Culturale Società e Sviluppo, 2019
Premio “Il Centenario” 2018, Diploma in pittura con encomio
International contemporary art fair Bruxelles 2022
Arte Padova 2022
Venice Art 2022 Venezia
Venice Start Venezia 2021
EXPO Dubai, 2021
Arte Padova, 2019
Salo’ d’Art Castell Blanc, Girona, 2019
CAM – Catalogo dell’Arte Moderna Editoriale Giorgio Mondadori N.58 2022
“L’Arte in cucina”, gli Artisti incontrano gli Chef G.Mondadori 2022
“Archè” G.Mondadori 2022
“Le scelte di Puntelli” 2022 G.Mondadori
Catalogo G.Mondadori “Mediterraneo” 2022
Catalogo G,Mondadori “Cari Maestri” 2022
Catalogo Venice Art 2022
“L’Arte in Cucina”, gli Artisti incontrano gli Chef Editoriale Giorgio Mondadori 2021.
Catalogo Venice Start 2021
CAM – Catalogo dell’Arte Moderna Editoriale Giorgio Mondadori N.57
Catalogo Mostra “Le Scelte di Puntelli Tour” sale della Presidenza Palazzo Ducale Massa 2021.
Opera “Mare profondo” sullo Speciale “Cahier D’Art” sulla rivista “Arte” Mondadori numero di Gennaio 2021.
Catalogo “Esposizione triennale di arti visive di Roma” 2021.
Catalogo G. Mondadori “Infinity Academy” 2020.
“Wilde Devilt” ott-nov 22
a cura di ArtNomadeMilan – Elisabetta Roncati
Biblioteca Civica Pino Torinese (To), patrocinata dal comune di Pino T.se (To)
“Wilde Devilt” dic-gen 21-22
a cura di ArtNomadeMilan – Elisabetta Roncati
Torino GranBar
“The Child’s Imagination” Baveno (VB) Italia, 20-21
a cura di ArtNomadMilan – Elisabetta Roncati
con il Patrocinio del Comune di Baveno, della Provincia del VCO e del Circolo degli Artisti di Torino.
“Magic and Reality” Bordighera (IM) Italia, 2019
a cura di ArtNomadMilan – Elisabetta Roncati
con il Patrocinio del Circolo degli Artisti di Torino
“Living in Nature” Istituto Bancario “Intesa Sanpaolo”
Chieri (Torino) 2018. Italia
“Mediterraneo” 2022 Palazzo della Cultura Crupi Reggio Calabria
patrocinata dalla città di R.Calabria
“Mediterraneo” 2022 Palazzo Ducale del Gattopardo Palma di Montechiaro (Ag)
“Cari Maestri” 2022 Castello Malaspina (Massa)
patrocinata dalla città di Massa e dalla regione Toscana
Collettiva “Flash of Color” 2022 Galleria Wikiarte Bologna
“Venice Art” 2022 Venezia sale espositive di Arterminal San Basilio
durante Biennale di Venezia. Art Events Mazzoleni
Venice StArt –Art Exhibition 2021” Venezia
sale espositive di Arterminal San Basilio 2021. Art Events Mazzoleni
“Le Scelte di Puntelli Tour” sale della Presidenza Palazzo Ducale Massa 2021
“Esposizione triennale di Arti Visive di Roma” 2021. Italia
“L’Arte è Donna” Art Events Mazzoleni Alzano Lombardo (Bg) 2021
“Andy Warhol and friends” Fondazione Mazzoleni, Art Events Mazzoleni,
Alzano Lombardo (Bg) 2020. Italia
“Rinascimento Italiano” presso la sede di Alzano Lombardo (Bg)
della Fondazione Mazzoleni 2020
Mostra “Infinity Academy” 2020 Laigueglia
“Milano Art Fair” 2019 Milano
“Museums Exchange” Museo MIIT Torino, 2019
“Mostra Camera di Commercio di Torino”, 2018 Torino
Le argomentazioni figurative di Sandra Valdevilt scaturiscono da una vigile disamina speculare della propria interiorità, dalla quale essa enuclea immagini e sembianze che travalicano la proposizione contingente e si collocano come elementi visivi, e tangibilmente percepibili, di una simbologia traslata in dimensioni significativamente allegoriche, tra le quali assumono particolare rilievo e rimarchevole incidenza deificati volti di donne in primo piano, unitamente ad espressive evocazioni di quadrupedi appartenenti alla razza canina, le cui fattezze rivelano coinvolgenti allitterazioni somatiche.
Le sue trattazioni cromatiche sono l’attuale, motivato approdo di una lunga militanza in campo artistico, iniziata sin dai primi anni dell’infanzia, allorché affiorò chiaramente in lei la predisposizione per il disegno e per la più articolata narrazione coloristica, che essa ha assiduamente, proficuamente coltivato, parallelamente agli studi umanistici, completati con il conseguimento della laurea in Sociologia e Ricerca Sociale, corroborati da una fervida, attiva, vivida capacità di ravvisare e cogliere nei comportamenti della collettività quelle caratterialità che l’hanno portata a parametrare i propri interessi estetici su una direttrice esistenziale, che vede la componente muliebre al centro del proprio discorso pittorico nelle sue molteplici angolazioni psicologiche, affidate ad una ariosità di forme che trovano nell’intensità dello sguardo, nella sensualità delle labbra, nella morbida soavità dei lineamenti la peculiare originalità di un impianto dialogico che, prima di essere elemento di apertura verso il prossimo, è frutto di una indagine e di una introspezione da lei condotta intelligentemente, incisivamente su se stessa.
La suggestiva campionatura offerta da Sandra Valdevilt, è una rappresentazione che, partendo da presupposti reali, procede all’insegna di armoniche sequenze morfologicamente variate, che l’autrice vivifica con corroboranti aloni di palpabile sospensione lirica.
“Gusto raffinato, eleganza e nostalgia di un’epoca lontana“.
Nel complesso mondo contemporaneo anche l’arte assume connotazioni che vanno verso quella tensione interiore ed espressiva che non può fare a meno di essere al contempo esplorazione del presente e interrogazione sul futuro che da quel vivere attuale può generarsi, con tutte le difficoltà, i timori e le ansie a cui l’uomo moderno, e di conseguenza anche l’artista, è sottoposto. Vi sono tuttavia alcuni creativi che preferiscono soffermarsi su un tempo che è stato, su un passato talmente remoto da permettere loro di entrare in una dimensione nostalgica eppure desiderosa di attingere a quel modo di vivere completamente diverso e apparentemente meno complicato di quello odierno. La protagonista di oggi contraddistingue la sua produzione artistica con un tocco pittorico classico per narrare un periodo distante nel tempo in cui la bellezza e la perfezione della forma erano considerati valori importanti della realtà quotidiana, forme di rispetto verso se stessi e gli altri da cui poi poter scendere verso profondità celate allo sguardo esterno.
Il corso del Ventesimo secolo è stato un susseguirsi di innovazioni, di aperture verso nuovi linguaggi artistici che hanno determinato in molti casi una forte e netta rottura con i concetti e le regole pittoriche e scultoree precedenti; nell’ambito di questa rivoluzione vi sono stati movimenti che hanno rinnegato ogni riferimento alla realtà osservata e all’attenzione verso la riproduzione estetica, a volte distaccandosi persino da ogni sentire interiore ed emotivo pur di affermare la supremazia del gesto plastico da ogni inquinamento oggettivo, altre invece mantenendo una più o meno evidente figurazione ma andando nel profondo dell’universo della mente, delle emozioni o delle paure più intime. Surrealismo, Metafisica, Espressionismo, avevano un radicato legame con la riproduzione della realtà che veniva però modificata dal sentire, come nel caso delle tele espressioniste, oppure diveniva un mezzo per permettere all’autore dell’opera e all’osservatore di riflettere sui significati nascosti della propria psiche, dei propri incubi, della solitudine e del suo rapporto con se stesso. Malgrado la tendenza ad andare verso l’innovazione più assoluta e distante dalle concezioni accademiche del passato, e quel ripiegamento verso una sfera soggettiva affrontata in differenti modi e stili espressivi, vi sono però stati movimenti che volevano mantenere il gusto estetico del passato, un approccio armonico, elegante, rappresentativo anche di quella parte di società che si legava al bel vivere, alla ripresa della normalità dopo le guerre che si sono succedute. Questo differente punto di osservazione fu il fulcro dell’Art Nouveau di Alfons Mucha, in cui venivano esaltate la bellezza e l’armonia delle forme sottolineando il contatto con la natura che diveniva cornice della levità dell’esistenza, e dell’Art Deco di Tamara de Lempicka, la quale però seppe dare una nuova freschezza e un carattere decisamente personale al tratto pittorico attraverso il quale metteva in evidenza donne al passo con i tempi ma legate al Classicismo dalle medesime pose languide e oziose delle dame raccontate dal maggior rappresentante dell’Impressionismo italiano, Giovanni Boldini. Dunque tanto nel Ventesimo secolo, quanto nel Ventunesimo, malgrado la tendenza generale a percorrere altre strade, vi sono stati e vi sono esempi di artisti che desiderano mantenere il contatto con quel gusto di altri tempi che contraddistingue il loro personale stile; l’artista torinese Sandra Valdevilt guarda con ammirazione al passato, come se volesse impedire che le sue linee guida vengano dimenticate ed è per questo che per la sua produzione sembra ispirarsi alla scuola ritrattista del Settecento, mostrando la medesima attitudine a mettere in risalto la donna che aveva caratterizzato le grandi artiste dell’epoca, Louise Elisabeth Vigée, Anne Seymour Damer, Rosalba Carriera, e mantenendo il tocco lieve e poetico così come la narrazione legata a quell’epoca troppo lontana e quasi troppo perfetta per essere attualizzata, preferendo pertanto raccontarla come era ma decontestualizzando quasi quei volti perfetti nel trucco e nelle elaborate acconciature, come se gli sfondi neutri avessero un tocco metafisico. La capacità interpretativa della Valdevilt presenta una sensibilità estetica molto affine a quella del gusto settecentesco, le sue donne rappresentano l’alta società, la serenità della consapevolezza del ruolo importante che ricoprivano nella società dell’epoca seppure in apparenza marginale, non in primo piano. La serie dei ritratti è dedicata alla Venezia del passato, quella fiorente cittadina di mercanti, di navigatori, spesso all’avanguardia proprio in virtù dell’apertura verso l’esterno che era propria dei viaggiatori, mentre le loro donne attendevano a casa il frutto del lavoro degli uomini preoccupandosi di mostrare all’esterno il rango sociale a cui appartenevano indossando abiti sfarzosi, acconciature tanto più elaborate quanto più elevate erano le possibilità economiche della famiglia. C’è un certo sguardo indulgente e al tempo stesso incantato da parte di Sandra Valdevilt nei confronti delle protagoniste delle sue tele, quasi volesse inconsciamente compararle con un’epoca contemporanea in cui tutto si è modificato, in meglio per molti aspetti ma per altri forse in peggio poiché il mondo che si sta costruendo oggi non è quello che avevano immaginato gli antenati, quelle dame che forse disapproverebbero la disgregazione dei valori solo apparentemente superficiali, come le buone maniere, le formalità e la cura dell’apparenza che in fondo sottintendevano un maggiore rispetto per l’altro. La tela La Serenissima racconta il fasto di una donna orgogliosa del suo stato sociale che però mostra nello sguardo e nei tratti del volto anche la sensibilità e la capacità di accogliere l’altro tipica delle donne veneziane, quell’essere nobildonne ma sempre in maniera delicata, magnanima con i lavoratori che prestavano servizio nelle loro case. In Moneta è evidente l’approccio metafisico della struttura del quadro che adotta la Valdevilt, con lo sfondo che non è contestualizzato all’interno di una casa o di un’ambientazione esterna come avveniva per i ritratti della Carriera o della Vigée bensì è solo una base da cui l’immagine centrale può essere messa in evidenza con maggiore forza descrittiva, con tutta l’eleganza e la raffinatezza di una dama che compie il semplice gesto di mostrare una moneta, da un lato come se volesse mostrare la sua ricchezza ma dall’altro sembra quasi suggerire quanto sia importante dare rilevanza anche a qualcosa di piccolo per poter poi spingersi a desiderare di più. Non c’è arroganza nello sguardo della donna, piuttosto consapevolezza e invito a credere nel percorso che sta indicando. Nella serie di opere dedicata agli animali Sandra Valdevilt manifesta in maniera più evidente il suo lato metafisico, sebbene si avvicini all’Espressionismo per le tonalità scelte che non appartengono al reale aspetto che si riscontra in natura bensì si legano a ciò che simbolicamente rappresentano; ecco dunque che il toro dell’opera Ombre rosse 2 è rappresentato con il colore rosso, rosso come il sangue che da sempre macchia le arene, rosso come la passione dei matador che sfidano l’irruenza dell’indomabile animale, rosso come l’eccitazione del pubblico che sembra non riuscire a sottrarsi al fascino di quello spettacolo primordiale. La tela Un faro nella notte evidenzia invece il mistero della pantera, un felino silenzioso e affascinante quanto pericoloso per la sua capacità di nascondersi nel buio; eppure la Valdevilt stravolge la convinzione comune giocando con il titolo, sovvertendone il senso del timore che può incutere e considerandolo da un altro punto di vista, quello secondo cui possa costituire una figura positiva, una protezione dalle reali insidie che nel buio si nascondono se ritiene che chi si pone di fronte a lei valga la sua fiducia, la sua dedizione. La decontestualizzazione, il mistero insito nelle cose animate e inanimate divengono dunque un tratto distintivo di Sandra Valdevilt che ammanta le sue tele di un silenzio mistico, di un’atmosfera avvolgente in grado di magnetizzare l’osservatore il quale viene spinto a soffermarsi sui dettagli, descrittivi ed emotivi, che l’artista desidera sottolineare. Sandra Valdevilt ha al suo attivo numerose e importanti mostre personali e collettive, ha preso parte a Expo Dubai 2021, le sue opere hanno ricevuto importanti premi ed è inserita nelle principali pubblicazioni italiane dedicate all’arte contemporanea.